Francesco e il Sultano. A ottocento anni dall’incontro

video incontro “SAN FRANCESCO E IL SULTANO”

“San Francesco ha avuto così tanto lo sguardo misericordioso di Cristo su di sé da guardare la realtà in modo nuovo e si è mosso verso i musulmani in modo originale”. Con questa frase Paolo Desalvo, presidente dell’Associazione culturale Cara beltà, ha introdotto l’ultimo incontro del Premeeting di Loano, dal titolo “Francesco e il Sultano. A 800 anni dall’incontro”.

“Al tempo di San Francesco tanti cristiani sentivano l’esigenza di andare in pellegrinaggio nei luoghi santi – ha affermato Alessandra Vitez, responsabile delle mostre del Meeting di Rimini, tra cui quella che ha dato il titolo all’incontro – Francesco si imbarca con qualche frate per la V Crociata spinto dal desiderio di incontrare il Sultano. Francesco non aveva un progetto politico ma era un uomo dell’incontro”. “Quando Francesco torna – prosegue Vitez  – ai frati viene concessa la libertà di stare in quelle terre e custodire i luoghi santi. Il Sultano non solo lo rimanda indietro sano e salvo, ma gli concede anche questo, che ha permesso alla Custodia di Terra Santa di rimanere lì per 800 anni”.

Unendo la spiegazione delle vicende di allora con precisi spunti sulla realtà attuale, S.E. mons. Antonio Suetta, vescovo della diocesi di Ventimiglia-San Remo, ha affermato che “Francesco ed il Sultano si sono incontrati sul terreno della religione perché appassionati alla verità, mentre oggi non c’è una guerra tra le religioni ma contro di esse”.
“La crociata era pellegrinaggio armato – prosegue mons. Suetta – perché le circostanze lo richiedevano. La Chiesa era convinta che la cristianità dovesse avere comunque la possibilità di recarsi in quei luoghi. Sicuramente l’attitudine con cui partì san Francesco era di vivere un pellegrinaggio, mosso da un anelito verso il martirio”.

“Il dialogo – ha sottolineato mons. Suetta – non è il fine, ma un mezzo. Noi oggi pensiamo che, una volta che abbiamo dialogato con gli altri, siamo a posto. Il dialogo è un ottimo mezzo, ma pur sempre mezzo, per arrivare a determinati risultati. Oggi rischiamo di perdere la spinta missionaria ed evangelizzatrice. Dobbiamo essere missionari non per fare proselitismo, ma per l’ansia di salvezza del fratello. Se manca la passione di giungere ad una conclusione comune tra gli interlocutori, l’esito del dialogo con gli altri potrà soltanto essere quello di ignorarsi. La diversità, invece, va letta come provocazione in senso etimologico, cioè qualcuno che è davanti a te e che ti chiama”.

Al termine dell’incontro, che era stato introdotto dal saluto del Sindaco di Loano Luigi Pignocca e dell’Onorevole Cristina Rossello, il presidente di CaraBetà Paolo Desalvo ha ringraziato i sostenitori del Premeeting e tutti i volontari che lo hanno reso possibile.

(testo di Leonardo Cavallo)